Condotta dell’Escursionista

            

Condotta dell’Escursionista

La pratica dell’escursionismo montano è in grado di rigenerare lo spirito e il corpo, ma solo se viene affrontata con prudenza, coscienza, preparazione (tecnica e fisica) ed esperienza, concetti che purtroppo oggi vengono spesso dimenticati con le conseguenze che si possono leggere sempre più frequentemente nei fatti di cronaca dei giornali.

Ecco allora alcuni consigli, da quelli più prettamente legati alla pianificazione e all’organizzazione, e quindi anche alla sicurezza, delle uscite in montagna (la “preparazione” sopra citata) a quelli relativi alla semplice buona educazione e alle norme di comportamento nell’ambiente montano. Per quanto riguarda l’”esperienza”, si cominci a costruirla cominciando con le escursioni più semplici o affidandosi alle persone esperte (siano essi professionisti del settore, come le guide, o amici che già frequentano la montagna). “Prudenza” e “coscienza” vanno invece cercati in sé stessi!


1 – Condizioni Fisiche. L'escursionismo è una pratica che richiede una certa resistenza fisica per affrontare le lunghe percorrenze, i dislivelli in salita e le eventuali basse temperature che si possono trovare in quota anche nelle giornate estive. Pertanto, se il contatto con la natura può avere effetti positivi sulla mente, è indispensabile una preparazione atletica di fondo affinché gli effetti positivi si abbiano anche sul corpo. In fase di pianificazione è quindi necessaria una valutazione realistica delle proprie capacità e forze e di quelle dei compagni di uscita, e sono quelle del partecipante meno preparato del gruppo a dettare la scelta dell’escursione.

2 – Pianificazione. Chi ben comincia è a metà dell’opera. Ovvero, per andare in montagna, è a metà dell’opera chi conosce dettagli come la distanza da percorrere, il dislivello, la disponibilità lungo il percorso di acqua o di punti di appoggio quali rifugi e malghe, la presenza di eventuali tratti esposti o difficili da attraversare, … Tutte informazioni che si possono reperire facilmente dalle cartine escursionistiche, dai manuali, da internet, dalle persone esperte, …; senza dimenticare i gestori dei rifugi che vi possono informare delle condizioni attuali del sentiero. Tutte queste informazioni permettono di calcolare i tempi di percorrenza (basati, come detto sopra, sul più debole del gruppo) e scegliere di conseguenza l’orario di partenza in modo da poter rientrare, con margine adeguato, prima dell’imbrunire. A riguardo dell’orario di partenza, si tenga presente anche che al mattino è più facile avere bel tempo, mentre i temporali estivi di norma si hanno nel pomeriggio.

3 – Piano d’escursione. Come i piloti preparano un piano di volo, ovvero informano la torre di controllo sulla rotta che intendono seguire, è opportuno che anche chi va in montagna informi qualcuno (i parenti o gli amici a casa, la reception dell’albergo, il gestore del rifugio, …) sui dettagli della propria escursione e sui tempi previsti.

4 – Meteo. Nella fase di pianificazione non può mancare uno sguardo al meteo. Il tempo in montagna cambia alla svelta, e se si parte col sole non è detto che non si arrivi con la pioggia! Se previsto brutto, potrebbe essere meglio rinunciare. Non solo in caso di temporali (un fulmine può fare danni semplicemente attraversando un prato): anche una leggera pioggerella può rendere scivolosi come saponette alcuni sentieri lastricati altrimenti agevoli da percorrere col bel tempo. Senza contare che freddo, pioggia e vento aumentano le difficoltà e il rischio di incidenti. E se nonostante tutto si viene sorpresi dal temporale, non correre in terreno aperto, stare alla larga da ombrelli con la punta metallica o altri oggetti appuntiti (anche i semplici bastoncini da trekking) ed evitare di sostare sotto alberi isolati.

5 – Ritmo e pause. Nella vita frenetica di tutti i giorni si potrebbe dire che chi si ferma è perduto, ma frenesia e fretta non si coniugano bene con l’andare in montagna. Il ritmo scelto deve essere adatto al membro più debole del gruppo e comunque non deve essere troppo elevato: una camminata troppo spedita e la stanchezza che ne può derivare possono compromettere la sicurezza del passo e la concentrazione. È opportuno pertanto camminare più lentamente ma in sicurezza, anche dove il terreno sembra semplice (la maggior parte delle cadute non si verifica su terreno sconnesso, ma su sentieri tracciati a causa della disattenzione). Sono inoltre utili alcune soste, brevi ma regolari: servono per ritemprare le energie, oltre che per godere meglio delle bellezze del luogo!

6 – Equipaggiamento. Elemento principe dell’equipaggiamento dell’escursionista sono le calzature, che devono consentire passo fermo, proteggere le articolazioni ed essere adeguate al tipo di escursione: dalle semplici pedule per i tranquilli sentieri segnati (evitare comunque le scarpette da ginnastica leggere) agli scarponi più rigidi e pesanti per i percorsi più estremi (pietraie e ghiacciai). Adeguato alla gita deve essere anche il vestiario, meglio se organizzato a “cipolla” (più strati leggeri anziché pochi pesanti) per adattarsi meglio al mutare delle condizioni della montagna e nel quale non deve mancare uno strato impermeabile in caso di pioggia (giacca in goretex, più comoda ma anche più costosa, o semplice mantella che, limitando un po’ i movimenti, non è indicata per i terreni molto sconnessi o esposti). Inoltre è sempre bene portare oggetti personali quali occhiali da sole e creme solari, la cartografia della zona, un piccolo kit di pronto soccorso e una lampada frontale (come detto sopra è meglio pianificare il rientro con la luce, ma nel caso …), mentre altre attrezzature dipendono dal tipo di uscita (casco e imbrago per le ferrate o ramponi e picozza per i ghiacciai), o dalla stagione (ad esempio un paio di ramponcini in tardo autunno o primavera – molti i casi di persone cadute, anche con conseguenze gravi, sul facile sentiero per il Resegone perché, partite in maglietta in una calda giornata primaverile, hanno trovato neve dura o ghiaccio poco sotto la vetta). Il tutto deve essere portato nello zaino, che deve essere comodo sulla schiena, abbastanza robusto ed impermeabile (o dotato di coprizaino) e … non troppo pesante! L’elenco delle cose da portare potrebbe allungarsi all’infinito, ma si tenga presente che pochi etti in più all’inizio dell’escursione sembrano chili al suo termine!

7 – Alimentazione e idratazione. Il fisico ha bisogno di mangiare e bere regolarmente per non avere cali di prestazione e di concentrazione. Per quanto riguarda il cibo, sia per le gite senza punti di appoggio che per i semplici spuntini da effettuarsi nelle brevi soste, sono indicati i prodotti ricchi di carboidrati e proteine (pane integrale, barrette di cereali, frutta secca, …); e se il pranzo è previsto in rifugio, occhio a non abbuffarsi troppo: c’è ancora da camminare per scendere! E, più del mangiare, è importante bere abbondantemente (acqua, tè, succhi naturali o bevande isotoniche) e ad intervalli regolari; spesso si sente dire la frase “non bevo perché se no sudo”; ebbene, anche senza bere si suda lo stesso col solo risultato di arrivare al traguardo disidratati! E occhio alla disidratazione anche in inverno, quando la sete si sente poco per effetto delle temperature basse.

8 – Sentieri e percorsi segnati. Seguire sempre i sentieri e i percorsi segnati, evitando di prendere scorciatoie che spesso non si rivelano così comode come apparivano in un primo momento, e rispettare eventuali divieti. Attraversare zone prive di sentieri può far aumentare i pericoli (disorientamento, soprattutto nel bosco, aumentato rischio di scivolamento e cadute di massi o detriti che potrebbero colpire gli escursionisti sottostanti, …) o arrecare inutili danni alla cotica erbosa di terreni destinati al pascolo. Si tenga inoltre presente che nei parchi le regole sono più stringenti e l’abbandono dei percorsi può comportare anche multe salate.

9 – Rifiuti. I rifiuti prodotti durante l’escursione, di qualunque natura siano (sacchetti, cartacce, lattine, bucce di frutta, … ma anche mozziconi di sigaretta e pannolini, che sempre più spesso capita di trovare in giro), vanno riportati a casa e non abbandonati lungo il percorso.

10 – Natura. La natura, flora e fauna, va rispettata. Evitare di estirpare fiori (non solo quelli delle specie protette), danneggiare le piante e di raccogliere funghi fuori dalle zone e dai periodi in cui è concesso. E attenzione anche agli animali selvatici (stambecchi, caprioli, cervi, … e anche orsi in alcune zone), aumentati di numero in questi ultimi anni e che è sempre più frequente incontrare: tendenzialmente hanno paura dell’uomo e non vanno disturbati avvicinandosi troppo, in particolare in presenza dei piccoli. L’istinto primario è quello della fuga, ma se presi di sorpresa o se si sentono minacciati, le loro reazioni possono essere imprevedibili. E se hanno paura dell’umo, ancora di più dei cani, che vanno assolutamente tenuti al guinzaglio. Evitare infine i rumori molesti, altro elemento che può arrecare disturbo agli animali (oltre che agli altri escursionisti).

11 – Animali al pascolo. Oltre a quelli selvatici, evitare di disturbare anche gli animali al pascolo. Se la vacca da latte, munta tutti i giorni, è abituata alla presenza dell’uomo e probabilmente non fa neanche caso all’escursionista di passaggio (se non va ad accarezzarla, cosa non sempre gradita dall’animale, o a disturbarla in altro modo), la vacca nutrice (la mucca madre che allatta e cura i vitellini) potrebbe diventare aggressiva nei confronti di chi si avvicina troppo. E ancora si raccomanda di tenere i cani al guinzaglio e lontani dalle mandrie: i bovini non li vedono come compagni e amici, ma come possibili predatori da cui bisogna difendersi. Quanto sopra ovviamente vale anche per le capre e per tutti gli altri animali allevati dall’uomo.

12 – Solidarietà. In montagna si condivide l'avventura con gli altri sia nei momenti più belli sia in quelli più difficili. Se un compagno di gita, o anche un escursionista che si incontra lungo il percorso, è in difficoltà, lo si aiuta.

13 – Soccorso Alpino. Il Soccorso Alpino va chiamato solo in caso di effettiva necessità e gravità. Sono purtroppo frequenti i casi in cui escursionisti, solo perché stanchi, chiamano il soccorso per poter rientrare in elicottero; oltre ad essere un costo per tutti, si rischia anche di sottrarre mezzi a chi dovesse averne realmente bisogno.

14 – Rifugi. Tolte poche eccezioni (vicinanza di una strada o di impianti a fune), i rifugi sono strutture poste in luoghi lontani dalle comodità dove gli approvvigionamenti sono difficili; spesso inoltre sono gestiti a livello familiare, col gestore che deve pensare a tutto, dalla cucina ai vari servizi e anche all’ordinaria manutenzione. Non si pretenda quindi un trattamento da albergo di lusso; e se c’è il pienone, si accetti di buon grado di dividere la tavola con gli altri escursionisti. Inoltre, se si intende passare la notte, è consigliabile prenotare il pernottamento: oltre a facilitare l’organizzazione da parte del gestore, non si corre il rischio di dormire sul pavimento in caso di rifugio pieno.

15 – Emergenza. L’augurio ovviamente è che vada sempre tutto bene, ma se dovesse capitare un’emergenza, si mantenga la calma. Non sempre in montagna è possibile chiamare aiuto col cellulare per la mancanza di copertura della rete; nel caso si può cercare di attirare l’attenzione di altri escursionisti chiamando a voce o facendo cenni con le mani (magari anche sventolando i capi di abbigliamento più evidenti). Evitare di lasciare da sole eventuali persone ferite e, nel caso e se possibile, cercare di spostarle da eventuali zone di pericolo in luoghi più sicuri.

16 – Sulla neve. Sta aumentando enormemente anche l’escursionismo invernale, sulla neve, effettuato sia con le pelli di foca che con le ciaspole. Continua a valere quanto detto in precedenza, ma in misura ancora maggiore: il freddo è più intenso (per cui bisogna adeguare l’abbigliamento e l’alimentazione), i segnavia che indicano la traccia da seguire possono essere nascosti dalla neve (e quindi è richiesto un maggior sforzo di pianificazione e di studio preventivo del percorso), la neve rende più difficoltoso il procedere (a parità di distanza, rispetto l’estate, bisogna essere più in forma fisicamente), … E in più c’è l’ulteriore rischio delle valanghe: indispensabile consultarne i bollettini, specifici per la zona che si intende frequentare, e saper rinunciare se il rischio dovesse essere troppo alto. Deve essere “integrato” anche l’equipaggiamento, aggiungendo i dispositivi di autosoccorso: ARTVA, pala e sonda; dispositivi che è bene esercitarsi ad utilizzare prima dell’uscita per essere pronti nel malaugurato caso di un incidente da valanga.

17 – Mal di Montagna. Per finire anche un cenno al mal di montagna, che può presentarsi, in forma più o meno acuta a seconda dei soggetti, salendo di quota. Causato dalla minor quantità di ossigeno presente nell’aria, è caratterizzato da mal di testa, insonnia, stanchezza, nausea, degrado psico-fisico e, nei casi più gravi, può portare anche a serie complicazioni: se si vuole andare molto in alto e/o se si è soggetti a tale sindrome, è fondamentale un preventivo acclimatamento e predisporre adeguate alimentazione e idratazione. Nel caso il male si presenti comunque, l’unica cura efficace è una rapida ma prudente discesa.